venerdì 19 ottobre 2012

Viaggio tra i pubblici televisivi:l'Italia Rai

di Cristina La Marca


Come è cambiato il nostro rapporto esperienziale con la televisione?

Oggi si assiste ad una moltiplicazione dell’esperienza televisiva, sia in termini quantitativi (la digitalizzazione quintuplica il numero dei canali fruibili) sia in termini qualitativi (crescono le possibilità di commisurare l’esperienza televisiva alle esigenze dei singoli): dalla televisione, come l’abbiamo conosciuta, passiamo a una iper-televisione o, come spesso si sente dire, a una multiTV.

Ma la situazione attuale si spiega meglio in termini di evoluzione piuttosto che di rivoluzione, e ciò in quanto non bisogna sottovalutare il gap esistente tra i tempi della convergenza tecnologica (informatica+telecomunicazioni+editoria) e i tempi del cambiamento sociale riguardanti il pubblico multitelevisivo, che presentano un processo di incorporazione delle novità assai più lento, soprattutto se esso deve comprendere la società nella sua interezza e non solo le nicchie di pubblico tecnologicamente più avanzate

La multi-TV comincia a sedimentarsi sul consumo mediale abitudinario forgiatosi nell’era della Tv generalista,il cui declino, se tarda ad attestarsi nettamente negli ascolti, si manifesta nettamente sul piano concettuale, in cui i macrotrend della personalizzazione e della condivisione di contenuti sembrano agire da protagonisti dei prossimi sviluppi.

Il punto di partenza per accennare ad un’analisi dei pubblici televisivi resta quello che aggrega il pubblico televisivo nazionale in tre grandi aree, in “tre Italie” che fanno registrare consumi culturali sensibilmente diversi

L’Italia Rai costituisce il pubblico televisivo più tradizionale, e anche quello più anziano, costituito dalle fasce di popolazione più anziana (50-60 anni), che sono anche quelle più assiduamente legate al medium, le più fedeli, le meno votate allo zapping, dunque quelle che più “pesano” nel determinare gli ascolti. Il grosso dell’audience Rai è, al contempo, tendenzialmente femminile, sebbene si tratti di una prevalenza che decresce. 

Si tratta tendenzialmente dell’Italia più “popolare”: la tv Rai è prediletta (con oltre il 51% di share) da quel frammento di popolazione che mostra i più bassi livelli economico-sociali: secondo le classi usate da Auditel, si tratta delle famiglie, spesso mono-componenti, con più di 65 anni e con forte presenza di pensionati e casalinghe. Il livello di istruzione della parte più consistente dell’audience Rai è dunque medio-basso.

Cristina La Marca