giovedì 18 ottobre 2012

Vecchi media Vs Nuovi Media: siamo sicuri?

di Cristina La Marca



La sostituzione dei vecchi media con i nuovi media nati dalle tecnologie digitali (come la virtual reality e i videogiochi) non è mai stata tra le possibili prefigurazioni praticabili con l’adozione delle tecniche della digitalizzazione, ovvero di quella che è primariamente solo una tecnica di codifica delle informazioni multi-tipo. Il primo effetto, tutt’ora in corso, del passaggio ai bit è stato invece una complessiva ricollocazione di tutto il sistema mediale nell’ambiente generato dal computer e diffuso attraverso Internet.


Qualsiasi tentativo di analisi del significato della digitalizzazione non può infatti prescindere di riconsiderare la relazione tra i media di massa e Internet, terreno su cui negli ultimi quindici anni e, segnatamente, tra il 1995 e il 2000, periodo in cui esplose l’interesse dell’industria dei media per la Rete nascente, si sono scontrate due idee e due scenari futuribili contrapposti:

  • L’idea che Internet avrebbe causato la fine dei mass media. Per esempio, la tesi tecno-utopista sosteneva che i mass media sarebbero svaniti sotto la spinta del Web e delle sue caratteristiche più rivoluzionarie, come la personalizzazione.Altri pensavano che gli utenti avrebbero dedicato tutto il loro tempo-media alla navigazione su web, a scapito di stampa, radio e TV.
  •  L’idea che Internet stessa avrebbe perso la maggior parte delle sue caratteristiche distintive a causa della colonizzazione delle industrie dei media, diventando un mass medium con tutte le connotazioni negative che arrivano insieme con l’idea di mass media: vasti conglomerati orientati al profitto che parlano a un’audience passiva e indistinta.
Entrambi gli scenari erano basati sull’idea che la relazione tra i "nuovi" e i "vecchi" media non possa essere descritta che in termini di impatto, di scontro che produce rapidi stravolgimenti. Oltre dieci anni dopo, niente di tutto questo è successo. I mass media sono ancora vivi e vegeti e la Rete conserva pienamente le sue caratteristiche distintive: è ancora uno spazio dialogico, orizzontale e plurale di produzione e consumo di contenuto.


Piuttosto, la principale discontinuità osservabile riguarda il rapporto tra ciascun medium e la sua “piattaforma”: dopo una stagione lunga decenni in cui si è potuto definire ciascun medium sulla base della saldatura fra una certa tecnologia, un certo linguaggio e condizioni di fruizione relativamente stabili (che considerati organicamente ne costituiscono appunto la piattaforma), con l’uniformità del linguaggio binario si annulla qualsiasi rapporto di esclusività tra i media e le piattaforme, con ripercussioni sulle filiere produttive (che convergono e si "modularizzano") e sul ciclo di vita aumentata dei prodotti (in quanto naturalmente cross mediale).